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Il volume di Pippo Di Vita è preceduto da una prefazione di Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo, trucidato il 19 luglio del 1992. I due sono accomunati dalla esperienza dell'uccisione di un parente per mano mafiosa: infatti, il suocero di Di Vita era il maresciallo dei carabinieri Vito Jevolella, assassinato a Palermo nel 1981. Avendo sperimentato nella sua esistenza la necessità del cambiamento, Di Vita intende affermare che il cambiamento non è solo necessario, ma è vita. Il testo è diviso in due parti, una di riflessione in prosa, per meglio esprimere e confrontarsi sul senso del cambiamento, sulla evoluzione dell'esistenza. La seconda parte è costituita da una silloge di riflessioni in chiave poetica, con la quale l'Autore esprime in versi, attraverso il suo mondo interiore, fatto di immagini, metafore e visioni, quello che evoluzione e cambiamento simboleggiano nella vita dell'autore.